
Cos’è una super app ? E’ una app che ospita al suo interno moltissime altre app “specializzate” in funzionalità come la gestione della mobilità, le assicurazioni, l’acquisto di viaggi, ecc… Un classico esempio di super app sono WeChat ed AliPay che, con grandissimo successo, accompagnano in ogni momento della loro giornata i loro clienti asiatici. Tenendo presente il potenziale di queste app esaminiamo ora alcuni fenomeni che si stanno registrando in Europa; una recente ricerca di Kearney ha confermato che, entro il 2023, le cosiddette neobank potrebbero arrivare ad avere circa 85 milioni, ovvero il 20% della popolazione europea al di sopra dei 14 anni. Altro dato su cui vorrei porre l’attenzione è che la pandemia ha portato il mondo del fintech a rivolgersi verso fasce di clientela precedentemente ignorate o sotto servite come ad esempio le PMI, gli anziani ed i minori. Ultima segnalazione è quello sull’avvento dell’Open Banking: pur ammettendo le difficoltà che si stanno registrando nella fase di avvio (diverse da paese a paese), questa innovazione nel mondo delle istituzioni finanziarie dovrebbe mettere in grado queste ultime di offrire servizi maniacalmente personalizzati ad ogni utente, creando così un’esperienza “unica” per ognuno di noi. Se sommiamo questi tre fattori possiamo facilmente prevedere che, a breve, anche in Europa prenderanno piede le super app (qualche neobank sta già lavorando in questo senso) e potrebbero rappresentare una naturale espansione di quanto già fatto, in ambito mobilità, da TelepassPay, ampliando sempre di più il range di servizi offerti e le aree di interesse. Oltre all’esperienza fornita al cliente, i benefici di una super app sono indubbi: ampliare la base di dati raccolta e favorire la proposta di offerte generate da AI, migliorare l’esperienza in fase di onboarding, offrire alternative a programmi di credit scoring (soprattutto per non bancarizzati), possibilità di creare veri e propri market place alternativi a colossi come Amazon e Alibaba. Nel mondo imprenditoriale, ed il fintech non fa eccezione, c’è chi utilizza la politica dei piccoli passi ricalcando soluzioni già presenti sul mercato tentando di offrirle in forma migliore e chi, seguendo la cosiddetta strategia blue ocean (Strategia oceano blu. Vincere senza competere – W. Chan Kim e Renée Mauborgne – Ed. Rizzoli), tenta di entrare in un mercato dove, almeno inizialmente, non ci sono competitor, esplorando qualcosa di completamente. Navigate, gente, navigate !
Non si vive di sole super app; ci sono infatti aziende operanti nel mondo del fintech che, proprio in vista di cambiamenti nell’offerta di servizi da parte di istituzioni finanziarie, stanno ampliando il proprio parco di offerta servizi a piccole e grandi imprese. E’ sicuramente il caso di Stripe, leader mondiale nel campo dell’acquiring, sbarcato recentemente nel settore dell’issuing (ve ne avevo parlato qui ) e, notizia recentissima, anche nel settore fiscale, il colosso californiano ha infatti acquisito TaxJar, realtà specializzata in servizi per commercialista e contribuenti; vista la complessità del sistema fiscale americano (nel quale convivono circa 11.000 giurisdizioni diverse), il nuovo servizio di Stripe verrà offerto inizialmente qui per poi, eventualmente, essere portato anche altrove. Quando parliamo di Stripe, utilizziamo sempre aggettivi quali gigante, colosso, ecc, ma vediamo perché lo facciamo: è la terza società di VP al mondo in termini di valore (parliamo di circa 95 miliardi di dollari), piazzandosi alle spalle di AntGroup e ByteDance. Fondata nel 2010 dai fratelli Patrick e John Collison (irlandesi trasferiti in USA per studiare), ha raccolto 10 round di finanziamenti (praticamente uno all’anno), portando a casa circa 2,2 miliardi di dollari da 39 investitori (tra i business angel che sostengono Stripe figura anche Elon Musk).

Lo scorso anno Stripe ha generato 7,4 miliardi di dollari di entrate, con un incremento del 70% anno su anno e questo, come dicevamo prima, gli sta permettendo di investire per differenziare il proprio business (è entrata in circa 33 società, tra le quali Monzo, e ha effettuato alcune importanti acquisizioni come quella di Paystack ). Tra i clienti della multinazionale figurano Shopify, Google, Amazon e Saleforce. E, sicuramente, non finisce qui !
Nell’ottobre dello scorso anno (qui trovate l’articolo), vi avevo parlato di Razer, fintech asiatica, e della sua carta, emessa in collaborazione con Visa e dedicata ai gamers, che, grazie ad una tecnologia led, permette al logo presente sulla carta di illuminarsi ogni volta che si procede ad un pagamento. E’ di ieri la notizia che alla carta Razer è stato assegnato il premio per l’eccellenza tecnologica dalla prestigiosa Singapore Business Review. Beh dai, tutto sommato ci aveto visto bene no ?
A prestissimo e… mai paura !