
Secondo i risultati del ING International Survey, i cittadini europei nutrono ancora tanti, troppi, dubbi sull’utilizzo dei servizi legati all’Open Banking e, soprattutto, quello che dicono di fare e quello che poi fanno in materia finanziaria non sempre convergono, anzi. Il sondaggio è stato somministrato a cittadini di 13 paesi europei ed ha evidenziato, seppur con numeriche differenti, uno scarto notevole tra il giudizio positivo sull’avvento dell’Open Banking (nello specifico la condivisione autorizzata dei propri dati finanziari con terze parti) e il possibile utilizzo di questi servizi; si va dall’estremo austriaco, dove il 64% degli intervistati si dice positivamente impressionato dall’Open Banking ma soltanto il 16% pensa di utilizzarlo, all’estremo che raggruppa Olanda, Francia, Repubblica Ceca e Belgio, dove non c’è alcun interesse verso questi sviluppi (circa il 14%) e non si fa neanche un pensiero ad un possibile futuro utilizzo (17%). I cittadini più propensi in assoluto alla condivisione dei propri dati bancari sono i turchi (43%) mentre quelli meno propensi sono i lussemburghesi (12%). E noi come stiamo messi ? Circa il 23% dei nostri compatrioti accoglie con favore l’innovazione portata dall’Open Banking mentre il 28% si dichiara disposto a prestare il proprio consenso alla condivisione dei dati finanziari. Mi sembra ci sia ancora tanta strada da fare, e non solo in Italia; occorre diffondere ancora di più l’educazione finanziaria poiché, quello che è stato fatto finora, evidentemente, non è bastato. Ben venga la lotteria degli scontrini, ma per smuovere certe cifre ci vuole ben altro.
Apprezzo moltissimo gli sforzi che, sia la BCE che la Commissione Europea, stanno facendo in ottica di digitalizzazione dei pagamenti, così come ritengo che EPI (European Payment Initiative) sia una delle poche iniziative che si pone l’obiettivo di cambiare realmente le regole del gioco. Per fare questo, però, dovremo essere bravi a facilitare la diffusione dei mobile wallet, i quali, secondo i desiderata espressi dalla EPI, andranno a sostituire le carte di credito ed il nostro caro e vecchio Bancomat. Per realizzare ciò, occorre guardare a due paesi che, negli ultimi anni, hanno investito sui wallet mobile e ne hanno supportato la diffusione: USA e Cina; se è vero però che, alla fine dello scorso anno, solo il 9% dei consumatori americani aveva adottato ApplePay, alla stessa data l’81% dei consumatori cinesi avevano adottato AliPay. In un suo recente articolo, il guru della finanza digitale digitale, Chris Skinner, ha definito le quattro direttrici che hanno permesso il successo di Alipay e decretato il non successo di ApplePay: infrastruttura, facilità d’uso, incentivi e ubiquità. Le differenze balzano sicuramente agli occhi di tutti : da noi come in America, siamo alle prese con Pos, architetture Chip&Pin, circuiti, ecc, in Cina hanno fatto ricorso al QRCode (semplice, immediato e privo di costo); sulla facilità d’uso che dire ? in Cina hanno lanciato superApp in grado di gestire il QRCode per effettuare il pagamento, inviare messaggistica, e che fossero anche in grado di dimostrare chi sei, quali AliBaba e TenCent. Per quanto riguarda gli incentivi, una volta che usufruisci di superApp come quelle sopra menzionate, hai solo l’imbarazzo della scelta e con le giuste “sollecitazioni” riescono anche a rendere divertente fare shopping e produrre redditività sia per il cliente che per il merchant. L’ubiquità: chi è stato in Cina sa che pagare con il QrCode è gratuito e facile ovunque, dal mercato cittadino a quello sperduto nell’angolo più remoto del paese. Se saremo bravi a lavorare e a migliorare su questi quattro fattori, allora potremo sperare veramente, in un futuro prossimo, di poter disporre di un Wallet Mobile degno di questo nome e non semplicemente della replica smaterializzata della nostra carta di credito.
A prestissimo e … mai paura !
