
Sarà magari per l’imminente quotazione nei mercati di Hong Kong e Shanghai ma, come vi raccontavo qualche giorno fa, c’è molto fermento nel gigante cinese AntGroup; recentemente, il gruppo della formica ha annunciato il debutto di Trusple, una piattaforma transfrontaliera di servizi finanziari e commerciali basata su Blockchain. L’intenzione è quella di creare una nuova “via della seta” che possa permettere ai merchant cinesi di proporre i propri prodotti in tutto il mondo, riducendo tempi e costi delle relative transazioni finanziarie. Il nome della piattaforma sta per “TRUst made SimPLE” ed è basata sull’uso degli smart contracts; una volta completata la parte commerciale dello smart contract, la banca dell’acquirente e quella del venditore perfezionano la transazione finanziaria. Questo sistema, oltre a far risparmiare tempi e costi ad i merchant, permette loro, transazione dopo transazione di costruirsi un proprio merito creditizio all’interno di AntChain favorendo così l’aumento del proprio giro di affari.
La guerra fredda tecnologica tra USA e Cina prosegue senza esclusione di colpi.
Dalla scorsa settimana, gli utenti della startup londinese GlintPay (divenuta famosa per essere stata la prima a consentire di pagare le proprie spese quotidiane in oro, tramite una carta Mastercard), potranno, attraverso la funzione GlintIt, trasferire oro peer to peer in tempo reale. La app garantisce l’acquisto di oro ai prezzi più vantaggiosi e permette di spenderlo ovunque sia accettata la sua carta. La funzionalità di scambio oro P2P opera al di fuori di qualsiasi circuito finanziario e questo aumenta la percezione di sicurezza da parte degli utenti di Glint, operando semplicemente una sorta di giro fondo in oro tra il conto del cedente e quello del beneficiario. In un periodo di altissima incertezza economica come quello che stiamo vivendo, determinati prodotti possono essere letteralmente percepiti come beni rifugio. Come ha ricordato Jason Cozens, CEO e Founder di Glint, in una recente intervista: “Nella mia vita il dollaro USA e la sterlina britannica hanno entrambi perso circa l’85% del loro potere d’acquisto. Al contrario, il potere d’acquisto dell’oro è aumentato di oltre il 500% nello stesso periodo”. Sul dato nudo e puro non si può certo dargli torto.
In questi ultimi giorni abbiamo letto articoli su articoli sul tema dell’Euro digitale. Ormai non c’è più alcun dubbio che, sia la BCE che la Comunità Europea, abbiano intrapreso una strada senza possibilità di ritorno verso l’adozione di una forma digitale della valuta continentale. Ad avvalorare questa tesi, abbiamo annotato il fatto che, la stessa BCE, nei giorni scorsi, ha richiesto la registrazione del marchio “Digital Euro”. La domanda è stata presentata il 22 settembre dai rappresentanti della Bock Bock Legal all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale ed autorevoli fonti della BCE hanno confermato il deposito. Una versione digitale dell’Euro dovrà essere varata quanto prima, soprattutto per evitare alla nostra moneta di essere schiacciata dalla guerra fredda finanziaria in atto tra Cina e Usa, nella quale una delle armi più pesanti sarà appunto una versione digitale delle rispettive valute fiat, Yuan e Dollaro. Per dovere di cronaca mi corre l’obbligo di citare che, in tempi non sospetti, due “giovani virgulti” italiani, che insieme ad altri personaggi del mondo bancario ed universitario, avevano teorizzato l’introduzione di una versione digitale dell’Euro, avevano anch’essi sottoposto a registrazione di marchio il frutto delle loro ricerche : CryptoEuro®. Per Roberto Garavaglia e Giovanni Vattani (i giovani virgulti in questione) mala tempora currunt !
A prestissimo e … mai paura !
